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Sono Alessandro Arcaro, medico chirurgo, specialista in Scienza dell’Alimentazione ed Esperto e Consulente in Medicina ad Indirizzo Estetico.
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LA DIETA PROTEICA O “LIPOSUZIONE ALIMENTARE”

Molte donne lamentano l’estrema difficoltà a ridurre le forme “dalla vita in giù”, anche quando si impegnano a seguire con scrupolo un regime dietetico ipocalorico e a svolgere un’attività fisica frequente e regolare. I famigerati “punti critici” che, per predisposizione genetica e specie in età fertile, possono in alcune donne risultare particolarmente accentuati, prendono il nome di adiposità localizzate. Tipicamente si riscontrano attorno all’ombelicosopra il pube, a livello dei fianchi, della zona gluteo-femorale e lungo tutta la parte interna delle cosce e delle gambe fino alle caviglie.

In assenza di un fortissimo dispendio energetico, infatti, l’organismo brucia più facilmente il grasso situato in altre parti del corpo e piuttosto consumerebbe i muscoli che utilizzare riserve energetiche fisiologicamente considerate “sacre” in quanto finalizzate alla gravidanza e all’allattamento! Questo spiega i “dimagrimenti indesiderati” in zone limitate perlopiù al viso e al seno e l’estrema difficoltà, invece, a mobilizzare il grasso nelle tipiche sedi di adiposità localizzata.

Perché è così difficile combattere le adiposità localizzate e i regimi dietetici ipocalorici tradizionali causano il più delle volte un paradossale e ulteriore squilibrio della silhouette? Semplicemente perché il grasso corporeo non è tutto uguale nelle diverse sedi anatomiche e risponde in maniera diversa agli stimoli ormonali in base al particolare tipo di recettori che risulta maggiormente espresso nelle cellule adipose che lo costituiscono.

Il grasso della porzione superiore del corpo si metabolizza più facilmente rispetto a quello della porzione inferiore perché in quest’ultima sono maggiormente espressi i cosiddetti recettori adrenergici alfa, che hanno un’azione opposta a quelli beta, presenti invece nella parte alta del corpo. I recettori alfa, quando stimolati, hanno azione anti-lipolitica, “tengono a freno” cioè l’azione delle catecolamine: quando legano l’adrenalina e la noradrenalina, inibiscono la scissione del grasso che madre natura ha appositamente messo lì come riserva energetica per favorire il mantenimento della specie. I recettori alfa, non a caso, sono più numerosi nella donna rispetto all’uomo e aumentano proporzionalmente al livello degli estrogeni circolanti.

E’ bene precisare che l’adiposità localizzata (che si riscontra peraltro anche in donne non necessariamente in sovrappeso!), a differenza della “cellulite”, non è affatto una patologia, piuttosto può essere considerata per alcuni, in base a quelli che sono gli attuali canoni di bellezza, un “inestetismo”. Tuttavia può diventare causa di malattia quando determina un forte disagio psicologico.

L’unico trattamento dietetico per riuscire ad aggredire efficacemente questo tessuto adiposo (anche con ruolo sinergico e complementare ad interventi di medicina e chirurgia estetica) è una Dieta Proteica a condizione che questa sia basata su di un protocollo di qualità e sicurezza, prescritto e gestito da un medico esperto. Questo trattamento è stato in passato definito, a ragione, “liposuzione alimentare” proprio per la sua straordinaria efficacia nel ridurre i volumi delle adiposità localizzate. A differenza delle tradizionali diete ipocaloriche bilanciate, che riescono cioè a mobilizzare esclusivamente il grasso dei distretti superiori, la Dieta Proteica è un trattamento sistemico che però ha anche un’azione “locale” sul grasso delle adiposità localizzate, fisiologicamente sotto il controllo degli estrogeni (e anche dell’insulina, se consideriamo il grasso che tipicamente si accumula in addome sia nel maschio che nella femmina dopo una certa età).

Studi clinici hanno dimostrato che 3 settimane di uno specifico protocollo dietetico chetogenico effettuato con integratori brevettati a base di sieroproteine del latte arricchite in particolari aminoacidi, sono in grado di ridurre i livelli di insulina, che stimola la sintesi del grasso, e aumentare parallelamente l’ormone GH, che ne favorisce all’opposto la scissione. Si è dimostrato inoltre che non ha senso prolungare la chetosi dopo i primi 20 giorni perché i livelli di GH tendono spontaneamente a normalizzarsi, piuttosto è più utile (e senz’altro più sostenibile per la persona) ripetere più cicli di Dieta Proteica, opportunamente intervallati da regimi dietetici più mitigati.